Pensione di reversibilità: decurtazione non sempre legittima

A pronunciarsi la Corte Costituzionale

Per la pensione di reversibilità, la decurtazione non sempre è legittima, secondo una pronuncia della Corte Costituzionale.

Infatti, con la sentenza n. 162 del 30 giugno 2022 la Corte Costituzionale ha stabilito che “la pensione di reversibilità non può essere decurtata, in caso di cumulo con ulteriori redditi del beneficiario, di un importo che superi l’ammontare complessivo dei redditi aggiuntivi”, come riporta una nota della Camera dei Deputati.

 Ribadendo, ad ogni modo, che il cumulo tra il reddito e la pensione di reversibilità deve rientrare in limiti stabiliti, la Consulta ha dichiarato che la pensione può essere diminuita solo fino a concorrenza dei limiti stessi, nel rispetto della finalità solidaristica prevista proprio da tale misura destinata ai familiari superstiti.

Reversibilità, quanto spetta ai superstiti?

Nella pensione di reversibilità, ai superstiti spetta una percentuale della pensione già liquidata o che sarebbe spettata al titolare, secondo precise disposizioni, ossia:

 

  • Coniuge solo 60%
  • Coniuge e un figlio 80%
  • Coniuge e due o più figli 100%

Cumulo redditi e pensione di reversibilità

Il cumulo tra i redditi dei superstiti e la pensione di reversibilità è possibile, anche se sono previsti dei limiti reddituali e delle conseguenti riduzioni dell’importo della reversibilità, come segue:

Redditi  Fino € 20.107,62 Nessuna riduzione
Redditi Oltre € 20.107,62 fino € 26.810,16 Riduzione al 25%
Oltre € 26.810,16 fino € 33.512,70 Riduzione al 40%
Oltre € 33.512,70 Riduzione al 50%

(Dato relativo al 2020, come indicato QUI dall’INPS)

Domanda pensione di reversibilità

La domanda di pensione di reversibilità può essere inviata anche attraverso il nostro Patronato INPAS Confsal

 

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